L'importanza del vernacolo in tipografia

Altro gradissimo regalo dell'amico Massimo, che mi invia una sua traduzione volante di un post dal bel sito francese Le Typographe.
L'argomento è proprio quello della mia tesi, dal momento che l'attenzione è tutta dedicata al vernacolare tipografico. Il brano, nonostante affronti la questione in maniera poco approfondita e un po' viziata dal nazionalismo/orgoglio francese, è interessante perché discute sul valore che oggi ha il vernacolare nella grafica: è tutt'ora un ricco contenitore di soluzioni formali, di estetiche, di espressività oppure è stato totalmente investito dalla globalizzazione tipografica? A voi la risposta....la mia la vedrete a partire dal 25 luglio!

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Palatino o alla ricerca del Cesare francese.*
di
Frank Adebiaye.

Nel paese del Garamond, la tipografia è una faccenda Reale. Così dopo la caduta di Roma e la morte di Luigi XIV, siamo ancora alla ricerca di un successore del “Roman du Roi”: una situazione che dura già da trecento anni.
Sinceramente parlando, nel senso Tschicholdiano del termine, non esistono vere e proprie creazioni tipografiche, anche se c’è da dire che, dalla fine del Rinascimento, data di nascita della tipografia, un posto considerevole nello sviluppo dei popoli e nel progresso della cultura, l’ha preso il vernacolare.

Così il paradiso tipografico francese è, o forse dovrebbe essere, tutto per i suoi cittadini. Lo stesso vale per tedeschi, inglesi, italiani, americani e altri ancora, ma, a quanto pare, sotto l’impulso di fonderie rispettabilissime come la Linotype, stiamo assistendo all’emergere di una sorta di world typography: una specie di livellamento degli sguardi e del gusto.
La tecnologia Opentype poi, incoraggia senz’altro alla promozione di soluzioni tipografiche globali. Sabon next (Linotype, 2002) Palatino Nova (Linotype, 2002) e ora Helvetica World (Linotype, 2002) sono esempi di una tipografia che sta diventando sempre più versatile e che rischia però di risultare completamente insipida. Ciò in un mondo eminentemente liquido, che muta, risulta essere una perdita nei confronti dell’arte tipografica.

Vedete, sono francese, e noto che l’eredità del mio paese si dilapida a gran velocità a colpi di smantellamento selvaggio dell’Imprimerie Nationale, ogni qualvolta c’è un revival americano del Garamond e ogni volta che le edizioni non impiegano caratteri francesi (di disegno e di elettrotipografia). Ora insisto in materia di tipografia, l’arte della stampa per eccellenza, perché si persegua con accanimento e vigilanza l’espressione vernacolare, altrimenti, a che servirebbe proclamare la nostra identità, eredità greve ed esigente del nec pluribus impar di Luigi XIV?

Télérama e Le Monde credono di rappresentare l’espressione d’eccezione dei media nella cultura francese. Tuttavia questi caratteri sono letteralmente colonizzate da un punto di vista tipografico. Se da una parte sono assolutamente poco contestabili (vedi Mercury e Proxima nova per Télérama e Rocky e Benton per Le Monde; fatti i paragoni, sono delle buonissime font), dall’altra, visto le ambizioni rivendicate, risultano nella fattispecie ben più biasimevoli. Possiamo allora dire che Télérama e Le Monde vogliono una società francese all’americana? Che trasmettono un messaggio tipografico subliminale?

Che fare allora? Nella patria di Hermès, alla fine, occorre capire, con l’invito di Marshall McLuhan, che il medium è il messaggio. E la tipografia è uno dei mezzi più potenti e duraturi.

Voltiamoci però verso i maestri. Hermann Zapf è probabilmente uno dei più grandi tipografi tedeschi di tutti i tempi, che cosa ha fatto? Dopo la frattura gotica prima, e l’invasione elvetica del Bauhaus poi, ha reinventato una tradizione tipografica, provocando così una rinascita della tipografia nazionale con il carattere Palatino, il Garamond tedesco. Meglio ancora, con la coppia Palatino-Optima, ha introdotto la nozione di ermafroditismo tipografico (prima della lezione magistrale di Jean-François Porchez con la famiglia dei caratteri “Le Monde”) – paradigma essenziale dell’elettrotipografia.

A parte il Palatino, il solo Re o Cesare tipografico per la Francia, già sul trono, ce la giochiamo, come successori, tra Jean-François Porchez (con Le Monde Livre & Le Monde Livre Classic) e il suo più temibile ”concorrente”, Therry Puyfoulhoux (con Classica & Prestige) – ma, forse, questa lista non risulta completa…

*Il titolo fa riferimento allo spettacolo d’opera di Gérard Manset, Cesare Francese (1971).
Traduzione di Massimo Colasurdo

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